
Attività turistiche, culturali e ricreative frenano il terziario
Manca l’obiettivo del recupero dei livelli pre-pandemia il settore dei servizi, che perde il 2,9% di valore aggiunto tra il 2021 e il 2019. A rallentare il passo è la difficoltà di ripresa del turismo che è ancora sotto di un quarto rispetto al periodo pre-Covid. Ma anche le attività artistiche e creative (-25,0%) e quelle di supporto alle imprese (-11,8%) presentano ancora forti ritardi. Due attività che hanno il loro cuore pulsante nelle grandi città come Milano e Roma, che perdono rispettivamente il 3,1% e il 2,1%. Sul fronte opposto, le uniche nove province che hanno superato i livelli di valore aggiunto prodotto dal terziario nel 2019 sono tutte del Mezzogiorno, ad eccezione di Frosinone. E’ in particolare la Campania a distinguersi per i risultati positivi conseguiti, con Avellino (+2,7%), Benevento (+1,8%), Caserta (+1,7%) e Salerno (0,8%) che occupano i primi quattro posti delle province più performanti
La crisi della dorsale adriatica e la vitalità della fascia ligure-tirrenica
Nessuna delle 24 province che si affacciano sull’Adriatico è ritornata nel 2021 ai livelli pre-Covid (-1,8%). Mentre il recupero dei territori bagnati dal Tirreno si è quasi del tutto completato (-0,5%).
Nella dorsale Adriatica solo cinque province fanno segnare perdite inferiori alla media nazionale (-1,2%), tra queste meglio hanno fatto Lecce (- 0,4%) e Pesaro (-0,5%). Andamenti decisamente più negativi si registrano a Campobasso (-3,9%), Brindisi e Rimini (entrambe -2,5%) e Udine (-2,4%). A pesare è stato principalmente l’andamento lento del manifatturiero, che ha recuperato solo lo 0,5% contro la media nazionale dell’1,9%. Ma a soffrire è stato anche il settore dei servizi che ha registrato una perdita del 3,6% contro il -2,9% della media Paese.
Nella fascia ligure-tirrenica, invece, 11 province su 26 hanno superato i livelli economici pre-pandemia, con Caserta (+2,2%), Trapani (+2,0%) e Salerno (+1,6%) che registrano i migliori risultati. Mentre sul fronte opposto Grosseto, Reggio Calabria e Sassari realizzano perdite del 2,4%. Un risultato attribuibile sia al manifatturiero (+3,4%) sia ai servizi che hanno contenuto la perdita all’1,7%.
Province con piccole imprese recuperano più di quelle con aziende grandi
Nel confronto tra il 2021 e il 2019, sono i territori caratterizzati da una modesta dimensione imprenditoriale per numero di addetti ad essersi avvicinati di più al valore aggiunto pre– Covid (-0,6%), rispetto a quelli dove le imprese sono mediamente più grandi (- 1,6%). Proprio questi ultimi sono infatti stati i più colpiti dalla crisi pandemica nel 2020 (-7,6% contro il –6,0% delle province con imprese mediamente più piccole). E il forte rimbalzo del 2021 delle province con una dimensione di impresa più grande (+6,5% rispetto al 2020 contro il 5,7% delle altre), non è riuscito ancora a compensare le gravi perdite subite.
Vola il valore aggiunto di Enna (+2,9%), ma Milano resta al top per reddito pro-capite
È Enna a registrare incrementi maggiori di valore aggiunto prodotto tra il 2021 e il 2019 (+2,9%), seguita da Avellino (+2,7%), Benevento, Caserta e Ragusa (+2,2% per tutte e tre le province). Ma Milano e Bolzano si confermano ai primi due posti per reddito prodotto per abitante, rispettivamente 49.332 euro e 40.817, mentre Bologna (37.276) scalza dal terzo posto Firenze (37.237). Terni è la provincia che scala il maggiore numero di posizioni nella classifica del valore aggiunto pro-capite, passando dal 70esimo al 62esimo posto. In rimonta anche Avellino e Lecco che recuperano quattro ranghi collocandosi rispettivamente all’86esimo e al 27esimo posto.
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