Marketing

Spotify punta a portare a quota 20% i ricavi pubblicitari (e l’Italia è strategica)

Chi l’ha detto che i ricavi pubblicitari debbano per forza essere in concorrenza con quelli da abbonamento? È la sfida che, sin dalla nascita, le piattaforme «freemium» si portano dietro e Spotify, leader al mondo nello streaming musicale, più di tutte: oggi la fonte maggiore di ricavi è rappresentata dagli abbonamenti premium, l’advertising vale circa il 12% del fatturato complessivo della ex startup fondata da Daniel Ek, ma l’obiettivo è salire a quota 20 per cento. «E l’Italia è strategica in questo processo, perché parliamo di uno dei mercati nazionali con maggior presenza di utenti free». A parlare è Alberto Mazzieri, director of Sales per Spotify Italia.

I segnali della terza trimestrale 2021

A fare da sfondo ci sono i dati della terza trimestrale 2021 della società di base a Stoccolma, molto interessanti lato adv: se a livello complessivo il fatturato complessivo è cresciuto del 27% fino a quota 2,5 miliardi e si vede anche un po’ di utile netto (2,5 milioni), i ricavi contrassegnati dalla performance di crescita maggiore (+75%) sono proprio quelli della pubblicità. Un buon momento per il segmento, insomma, dopo l’annus horribilis in cui è esplosa la pandemia. «Il momento è positivo – sottolinea Mazzieri – e può diventarlo ancora di più. L’obiettivo è portare l’advertising a dare un contributo del 20% al giro d’affari complessivo di Spotify. Qui in Italia possiamo contare su un larghissimo bacino di utenti free della nostra piattaforma». Spotify non comunica nel dettaglio questo tipo di dati, ma siamo intorno al 60% di ascoltatori che non hanno ancora sottoscritto un abbonamento premium ma fruiscono con regolarità dei servizi della piattaforma.

Alberto Mazzieri, director of Sales di Spotify Italia

Il ruolo dei podcast

«C’è una vasta platea di pubblico cui rivolgersi e noi lavoriamo tutti i giorni per rendere più semplice l’incontro tra inserzionisti e ascoltatori. Occasione utilissima, per favorire l’incontro, si stanno rivelando i podcast, tra i contennuti a maggior margine di crescita», continua il manager. Attualmente, sono 3,2 milioni i podcast presenti sulla piattaforma, alla fine del trimestre precedente erano 2,9 milioni. Il lancio in Italia di Megaphone, dal 2015 tra le principali piattaforme di podcasting al mondo, è un passo fondamentale rispetto alla mission di Spotify di aiutare gli editori a creare più contenuti di qualità, misurare il loro impatto e monetizzare maggiormente il loro lavoro. Il lancio coincide con un aumento significativo nell’offerta e nel consumo di podcast, oltre che con la crescita degli investimenti pubblicitari su questi particolari prodotti.

Un self service per le inserzioni

Parallelamente è partita la campagna B2B «All Ears on You» che ha come obiettivo stimolare inserzionisti, creator ed editori a sfruttare l’opportunità che l’audio digitale e Spotify offrono loro. E poggia su uno studio realizzato in collaborazione con Neuro-Insight che dimostra come gli annunci audio digitali vedono lo stesso livello di coinvolgimento dei contenuti veri e propri (il 93% del coinvolgimento del cervello si trasferisce sull’annuncio nel momento in cui l’ascoltatore passa alla pubblicità). L’ultima frontiera per gli inserzionisti si chiama poi Ad Studio, un vero e proprio self service messo a disposizione da Spotify attraverso il quale è possibile creare in autonomia contenuti pubblicitari che saranno poi riprodotti sulla piattaforma di streaming. «I trend della trimestrale di mercato inducono a grande ottimismo. Un buon presupposto – conclude Mazzieri – per una sfida ambiziosa: far crescere il business ad, senza canniblalizzare quello premium».


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