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Nel secondo trimestre 2021, pressione fiscale pari al 41,9% – Il Giornale delle PMI

Nel secondo trimestre 2021 l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari al -7,6%, mentre nello stesso periodo dell’anno precedente risultava pari al -12,9%.

Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -3,6% (-8,7% nel secondo trimestre del 2020).

Il saldo corrente delle AP è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -1,0% (-8,0% nel secondo trimestre del 2020).

La pressione fiscale è stata pari al 41,9%, in riduzione di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando era stata del 42,4%.

Il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. La dinamica dei prezzi (+0,4% rispetto al primo trimestre dell’anno il deflatore dei consumi finali delle famiglie) ha frenato l’incremento del potere d’acquisto, aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente.

La propensione al risparmio delle famiglie è stimata al 12,9%, in flessione di 4,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Corrispondentemente, la spesa per consumi finali è aumentata in termini nominali del 5,4%.
La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,2%, è diminuita di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 22,2%, è rimasto sostanzialmente stabile in termini congiunturali (-0,1 punti percentuali).

Il commento

Nel secondo trimestre dell’anno, l’incidenza del deficit delle Amministrazioni pubbliche sul Pil si è sensibilmente ridotta in termini tendenziali per la consistente riduzione delle uscite, solo in parte compensato da un calo nelle entrate.
Il reddito disponibile delle famiglie e il loro potere d’acquisto hanno segnato lievi aumenti, mentre la crescita sostenuta dei consumi finali ha sospinto al ribasso la propensione al risparmio, rimasta tuttavia a livelli superiori a quelli registrati prima della crisi.
La quota di profitto e il tasso di investimento delle società non finanziarie si sono leggermente ridotte rispetto al primo trimestre dell’anno in corso.


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