Marketing

La grande battaglia dei formati: i video brevi mangiano il web

Un boom delle micro-narrazioni multimediali che intercetta più pubblici in modo trasversale e che si declina in più formati snack, tracimando nelle varie piattaforme in un flusso senza soluzione di continuità. «I deficit di attenzione di cui risentiamo in un mondo iperconnesso ci portano a preferire i video come forma privilegiata di contenuto perché sono in grado di innescare un impatto emotivo immediato, che suscita a sua volta una reazione che può essere facilmente condivisa sui social utilizzando gli smartphone, come e quando vogliamo. E visto che la capacità di restare concentrati online diminuisce drasticamente, la maggioranza degli utenti preferisce i video di minore lunghezza, a cui reagire con commenti o altri video brevi, in una forma digitale di socialità partecipata», afferma Ester Corvi, autrice di “Streaming Revolution”, edito da Flaccovio.

Video e brand

Intanto i numeri raccontano di una corsa inarrestabile e di una ridefinizione costante delle strategie di marketing dei brand, con una virata senza precedenti in formati che prediligono l’utilizzo del video corto, declinato tra dinamiche di co-creazione, intrattenimento e gamification. Ecco allora il video snack non più accessorio, ma parte integrante del marketing mix.

Lo confermano anche i numeri: oltreoceano il mercato del video advertising raggiungerà quest’anno i 50 miliardi di dollari secondo la stima di Kantar con la ricerca Multichannel Brand Impact. Già oggi il 59% degli utenti esposti ad un annuncio video ha espresso una preferenza per il brand, rispetto al 50% dei partecipanti con un’esposizione alla sola piattaforma social, generando un miglioramento della brand awareness del 26%.

Intanto un recente studio di Inmar Intelligence ha evidenziato come oltre il 70% degli intervistati abbia dichiarato di guardare regolarmente video in formato breve. Così i video snack fanno gola ai colossi di Internet. YouTube ha lanciato la sua offensiva anche con un sistema di monetizzazione più aggressivo per i suoi Shorts, che durano al massimo un minuto. La svolta è arrivata a meno di due anni dal lancio del formato di video verticali brevi, che hanno raggiunto ben 30 miliardi di visualizzazioni al giorno per 1,5 miliardi di utenti connessi al mese.

La battaglia dei formati si combatte anche in casa Meta: secondo un report interno ripreso dal Wall Street Journal, TikTok sta battendo anche Instagram. Gli utenti del social fotografico trascorrono 17,6 milioni di ore al giorno sui Reels, mentre su TikTok sono 197,8 milioni le ore quotidiane, ossia dieci volte di più. «Le strategie marketing hanno da tempo messo al centro l’importanza dei video online, non solo per incrementare la credibilità e la notorietà del marchio, ma per veicolarne i valori e intercettare community. Inoltre i video online sono determinanti per attrarre la generazione nativa digitale che, basandosi su una cultura on demand, si aspetta non solo annunci personalizzati, ma anche una logica di programmazione. Ma l’attenzione è l’altra faccia della frammentazione dell’audience, che porta alla moltiplicazione dei contenuti, in uno sforzo sempre più avanzato di personalizzazione. In generale i tratti dei video che oggi dominano sono contenuti brevi e storie a ripetizione che creano una forma più o meno pericolosa di dipendenza», conclude Corvi.


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